Nati al Vestuti

Si rivedono gli stranieri in Italia

I Nati al Vestuti non hanno mai avuto vita facile, lo abbiamo sempre detto. La squadra in serie C, la città “decadente”. Anche la tv non offriva molto. Per vedere qualche partita di calcio internazionale, bisognava sintonizzarsi alle 2 di notte su Tele Europa. Un Michele Plastino agli esordi commentava gare di calcio brasiliano, inglese e tedesco. Il livello della RAI era bassissimo. Ricordo un Magdeburgo-Milan, finale di Coppa delle Coppe 1974, trasmessa in differita alle ore 22 nel corso di “Mercoledi sport”. E solo il secondo tempo! Per la cronaca, il Milan perse 2-0.

Poi, improvvisamente, la grazia. Stagione 80-81: riapertura delle frontiere. In Italia giunsero a deliziarci diversi stranieri. Il più conosciuto era sicuramente Ruud Krol. Terzino della mitica nazionale olandese del 1974, diventò il libero del Napoli. Se uno è bravo, gioca in qualunque posizione. I suoi lanci dalle retrovie divennero leggendari. Grande campione in campo e fuori.

Di Paulo Roberto Falcao, dal Porto Alegre, se ne parlava bene ma non era già così celebre. Sembrava più che altro la consueta scommessa di Liedholm. Interessava soprattutto la corretta pronuncia del cognome: Falcao all’italiana o “Foucao” alla brasiliana, non si è mai capito. Diventò rapidamente l’ottavo Re di Roma. Tentò di rovinarci la festa in Spagna nel 1982, ma non aveva fatto i conti con Paolo Rossi.

La Fiorentina prese l’argentino Daniel Bertoni, campione del mondo nel “torneo dittatoriale” del 1978. Realizzò anche una rete in finale con l’Olanda, ma in Italia non ebbe analoga fortuna. Herbert Prohaska, primo straniero ad essere acquistato dopo la riapertura delle frontiere, andò all’Inter. Centrocampista austriaco di ottimo livello, vinse lo scudetto con la Roma nel 1983. Praticamente il sosia di Sandro Mazzola, baffo compreso.

Liam Brady andò alla Juventus. Un vero signore. Realizzò a Catanzaro il rigore che regalò sul filo di lana lo scudetto 1982 ai bianconeri, pur sapendo di essere in partenza per lasciare il posto ad un certo Platini. Fu molto apprezzato per quel comportamento, ma d’altronde mica avrebbe potuto calciare il pallone in curva per dispetto?! Dichiarò che l’insostenibile tensione del calcio italiano era ampiamente compensata dai lauti guadagni.

Il Bologna puntò sul compianto Eneas (prematuramente scomparso nel 1988). Superava gli avversari come birilli ma non segnava mai. Da buon brasiliano, tentava disperatamente di entrare in porta con il pallone. Il tollerante pubblico bolognese apprezzava ugualmente. Realizzò soltanto 3 gol.

L’Avellino schierava il carioca Juary, che al gol faceva il giro della bandierina del calcio d’angolo. Passato all’Inter, smarrì la via della rete. Al Pisa arrivò Klaus Berggreen, ala danese dalle notevoli qualità, mentre Herbert Neumann fu il biondone tedesco di stanza a Udine, ruolo centrocampista. Concludiamo la rassegna in bellezza con Michel Van De Korput, roccioso difensore olandese andato al Torino. Lento e dal cognome indimenticabile. E ci siamo pure permessi di ironizzare su Kakà!

[foto di copertina da calciomercato.com]

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