Nati al Vestuti

Quando non c’era Internet

Oggi è possibile conoscere il risultato della propria squadra di calcio in ogni momento della giornata con un’app, un semplice sms, il Televideo, Internet. Si può andare tranquillamente anche in Nuova Guinea ed essere costantemente informati. I Nati al Vestuti, in passato, hanno avuto non poche difficoltà. Quando si giocava in casa si doveva rintracciare un amico, un parente, un vicino. Si poteva anche passare in Piazza Casalbore ed aggregarsi ad uno dei capannelli presenti per avere il resoconto della gara.

Quando la Salernitana giocava in trasferta la cosa era un po’ più complicata. Se si perdeva Novantesimo Minuto (che forniva i risultati della C al termine del programma, quando c’era tempo) era la fine. Solo chi aveva conoscenze altolocate alla redazione del “Mattino” riusciva ad ottenere le preziose informazioni (risultato, espulsioni, rigori falliti). Spesso si andava a dormire senza conoscere l’esito della gara. Era importante conoscere anche i risultati degli altri. Se la Salernitana perdeva o pareggiava, la giornata si recuperava parzialmente in caso di sconfitta dei cugini cavesi o nocerini. Se poi si otteneva la combinata (vittoria granata e sconfitta cavese) si poteva anche andare a cena fuori con la famiglia per festeggiare.

Durante le gare al Vestuti, per conoscere i risultati della serie A, bisognava accomodarsi vicino ad un tifoso radiomunito. Individuarlo non era facile. Il possessore di radio in genere tendeva ad isolarsi per non avere la seccatura di ripetere ai propri vicini i risultati. Alcuni nascondevano la radio sotto l’impermeabile, ma erano riconoscibili quando non pioveva, soprattutto da Maggio in poi. C’era chi si tradiva, esultando inspiegabilmente a gioco fermo. Molti utilizzavano il mitico auricolare, in genere si trattava dei più dispettosi. Con il nonno delle cuffie moderne, il vicino non poteva scroccare i preziosi risultati. Una volta individuato l’uomo con auricolare, bisognava captare ogni minimo segnale per venire a conoscenza delle notizie. In genere si dava una sbirciatina sulla schedina. Chi portava la radio allo stadio, in genere, era un sistemista e quindi aggiornava i risultati delle gare di A e B alla caccia del 13. I più cattivi utilizzavano segni convenzionali per confondere le idee agli altri.

L’auricolare era un vero e proprio strumento di tortura dalla forma discutibile. Bianco panna, tendeva ad ingiallirsi perché il possessore di auricolare in genere era un fumatore incallito. Mai chiedere in prestito lo strumento. L’auricolare poteva portare alla sordità se utilizzato da persona diversa dal legittimo possessore. Le radio erano di dimensioni micidiali, al punto che era previsto il pagamento di un biglietto ridotto.

Tuttavia, in cambio dei risultati, gli uomini del servizio d’ordine chiudevano un occhio e facevano entrare la radio gratis. Oggi sarebbe impensabile introdurre un oggetto del genere allo stadio, una vera e propria arma da lanciare in campo. All’epoca era possibile entrare con questi mattoni perché i tifosi incavolati lanciavano in campo soprattutto le proprie scarpe. E poi lanciare una radio era faticosissimo. Ci riuscivano solo gli ex atleti con passato da lanciatori del disco o del peso. Oggi alcuni auricolari sono custoditi in centri di ricerca per lo studio di batteri e virus ancora sconosciuti. Il loro valore scientifico è aumentato dopo l’invenzione del walkman.

[foto di copertina da tvblog.it]

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