Pacco, doppiopacco…
In passato giungevano in granata giocatori provenienti dalla stessa squadra, un po’ come quando al supermercato viene lanciata la formula “prendi 3 paghi 2”. Il primo “pacchetto” da ricordare è quello del Perugia con Vitulano, Petraz e Tinaglia. Di Vitulano si è detto. Petraz era un ottimo libero che tutti ricordano volentieri. Tinaglia era il numero 8. Soprannominato Keegan per la somiglianza (solo fisica e non tecnica, purtroppo) con il campione inglese, vestì la maglia della Salernitana per numerose stagioni. Riusciva a guadagnare sempre la sufficienza ed emergeva solo quando i granata disputavano gare deludenti. Praticamente correva soltanto.
Altro pacchetto quello formato da Oddo e Fracas dalla Paganese. Di consolazione per il mancato arrivo della coppia dei desideri Rappa-Labellarte. Oddo era bassino, un centrocampista tecnico. Fracas, in perenne conflitto con il proprio barbiere a causa dei capelli arruffati e della barba sempre incolta, era una punta anche se giocava con il numero 10.
E la mega svendita dalla Cavese? In ordine di ruolo: Ferrari, De Biase (il treno di Mercogliano), Chirco, Botteghi, Moscon, Messina, Burla. Mancava solo il portiere Paleari e tutti i ruoli erano coperti. Un vero e proprio squadrone. La società quell’anno fallì. Dall’Inter Ronchi e Viganò, voluti da Tom Rosati. Il primo era un terzino che faceva segnare tutti. L’altro era un ottimo centrocampista, che Viviani si ostinava a far giocare terzino. Andato via da Salerno, vinse il campionato con la Sambenedettese (e che te lo dico a fare). Ai due si aggiunse Zenga.
Dal Campania Puteolana, Giacinto Di Battista e Salvatore Campilongo. Di Battista, terzino o mediano a seconda dei casi, contribuì alla storica promozione del ’90 con Di Bartolomei. Campilongo, mezzala tecnica ma anche molto polemica, finì alla Casertana. Dalla Nocerina, Pincio e Gaito. Il primo era un terzino dal tiro fortissimo ma non realizzò nemmeno una rete. Gaito, una specie di marcantonio della mediana, in campo si muoveva come il personaggio di Rascel “con la cazzarola sulla testa”. Impacciatissimo. Probabilmente, al posto della maglietta indossava la corazza. Non ha lasciato un buon ricordo. Entrambi li pretese Ghio.
Chiudiamo con Bianco e Colusso dall’Akragas. Bianco era un terzino, baffuto e paffuto. Colusso una mezzala. Emigrato in Australia, era soprannominato il canguro oppure biscotto, per via del cognome che ricordava una nota marca. Da avversari, ci avevano rifilato 2 reti (un giornale titolò “Akragas asfissia Salernitana”). Probabilmente furono acquistati soltanto per questo motivo.