Nati al Vestuti

“Onore a te, fratello Andrea Fortunato”

Andrea Fortunato era un calciatore di talento. Giocava terzino sinistro, si diceva fosse destinato a ripercorrere le orme di Antonio Cabrini, mostro sacro della corsia mancina. Ma Andrea Fortunato era soprattutto un figlio di Salerno, un ragazzo dalla faccia pulita che ha pagato dazio troppo presto ad una sorte infausta e meschina, che lo ha ghermito quando la speranza sembrava aver preso il sopravvento.

Andrea Fortunato nasce a Salerno il 26 luglio del 1971. Al pari del fratello Candido, è subito attirato dallo sport, con il calcio però “relegato” a semplice passatempo estivo. Ad Andrea, però, viene naturale dare del “tu” al pallone, sicchè Alberto Massa, mèntore dei baby campioni, lo recluta 13enne nella Giovane Salerno.

Sotto l’egida del nuovo gruppo sportivo, Andrea sostiene diversi provini in tutto il Nord Italia, fino a quando il Como (serie B) non decide di ingaggiarlo: in Lombardia credono di aver scoperto un bomber, ma in realtà Andrea viene trasformato – dal tecnico della formazione “allievi”, Rustignoli – in un portentoso terzino sinistro.

Nell’ottobre 1989, a Pescara, Fortunato debutta coi lariani in cadetteria; non è un campionato felice perchè si conclude con la retrocessione, ma i 16 gettoni di presenza costituiscono il presupposto per una stagione da protagonista nel successivo torneo di C: Andrea è un pilastro dei biancazzurri di Bersellini, la promozione svanisce solo allo spareggio contro il Venezia. Fortunato entra nel giro della nazionale under 21 ma soprattutto nelle grazie del Genoa, che lo soffia all’Atalanta e lo gira in prestito per un anno al Pisa in serie B.

La parentesi toscana è talmente positiva che i grifoni liguri si riprendono Fortunato al termine del campionato e lo lanciano titolare in massima serie nella stagione 1992/1993, quella della consacrazione: il terzino salernitano gioca 33 partite su 34 e segna 3 gol, uno dei quali decisivo per la salvezza contro il Milan. La “Vecchia Signora”, al secolo Juventus Football Club, è sedotta dal giovane talento e lo ingaggia a suon di miliardi (13) nell’estate del 1993, inserendolo in un contesto di campioni stellari, primo fra tutti Roby Baggio.

Fortunato ha ormai le ali ai piedi, e nel settembre ’93 il ct Arrigo Sacchi lo fa esordire in nazionale contro l’Estonia. Ma la tanto sospirata chiamata mondiale (Usa ’94) non arriva perchè Fortunato accusa un inspiegabile calo di forma nella primavera del 1994, fra febbriciattole persistenti e malesseri fastidiosi, che preoccupano lo staff medico. Leucemia linfoide acuta: è l’agghiacciante “spiegazione” di tutti i problemi, la diagnosi devastante dell’Ospedale Molinette di Torino, dove Fortunato era stato costretto a ricoverarsi – dopo una serie di visite infruttuose – per capirci qualcosa. E’ il Maggio del 1994.

Andrea viene trasferito a Perugia, dove gli vengono effettuati 2 trapianti di midollo (donatori la sorella ed il padre); il quadro sembra migliorare, Fortunato lentamente pare riprendersi. Nel febbraio ’95 è addirittura convocato dal nuovo tecnico juventino Lippi per la trasferta di Genova, sponda sampdoriana: Andrea si accomoda solo in tribuna ma è ugualmente felice, Lippi in albergo quasi non lo riconosce. La ricaduta giunge inattesa, improvvisa, il 25 aprile dello stesso anno; l’equilibrio sottile è spezzato da una feroce influenza, Fortunato muore in serata, mentre l’Italia sta preparando il match di Vilnius contro la Lituania.

A lui la Juve dedica lo scudetto numero 23, conquistato pochi mesi dopo, Nevio Scala la Coppa Uefa del suo Parma. Una folla enorme gremisce il Duomo di Salerno in occasione dei funerali. Straziante la testimonianza del capitano juventino Vialli, il quale singhiozzando riesce a pronunciare: “Onore a te, fratello Andrea Fortunato!”.

Oggi, a 25 anni di distanza, il ricordo di Andrea Fortunato è più che mai vivo grazie anche all’Associazione onlus “Fioravante Polito” (nata con lo scopo di rendere obbligatori i controlli ematologici completi prima di iscriversi ad una società sportiva) e la Biblioteca del calcio “Andrea Fortunato”, che qualche anno fa hanno pubblicato la prima biografia del giovane campione salernitano, scritta da Jvan Sica, dal titolo “Andrea Fortunato. Una stella cometa”.

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