L’ultimo baluardo
Roberto Brustenga giunse a Salerno da nazionale di C. Il suo campionato 75/76, senza infamia e senza lode, fu rovinato da Scarpa del Sorrento, che a Salerno lo infilò due volte. Lato Curva Sud su punizione (con i Nati al Vestuti che avevano già previsto quello che sarebbe successo, a giudicare dalla pessima disposizione della barriera) e lato Curva Nord, con il pallone che si dirigeva verso l’angolino ed il nostro che si tuffava con mezz’ora di ritardo.
Iliano Riccarand aveva un handicap: il cognome. Quando i tifosi imprecavano nei suoi confronti si udivano cose del tipo: “Uè Ricca… come c…. ti chiami”. Giovanissimo e molto indeciso nelle uscite, era il portiere di una squadra che aveva come unico obiettivo la salvezza, conquistata faticosamente a Terni all’ultima giornata del torneo 80/81.
Gunther Mair fu richiesto da Ghio, di cui ricordiamo le dichiarazioni al momento della presentazione della squadra: “Il cognome è tutto un programma”. Riferimento al mitico Sepp Maier, campione del mondo con la Germania Ovest e padrone d’Europa con il Bayern Monaco. Dopo le prime gare del campionato 85/86 il suo valore emerse immediatamente. Ogni volta che il pallone si dirigeva verso la porta, sul Vestuti calava il silenzio più assoluto che si trasformava – a pericolo scampato – in gigantesco sospiro di sollievo. Cacciato da Salerno, si prese una bella rivincita. Tornò qui da portiere avversario, titolare nella “Berretti” della sua città, a riprova del suo valore: con le sue “spettacolari” parate, contribuì al passaggio del turno della sua squadra. Una grande soddisfazione sicuramente.
Non possiamo dimenticare Andrea Ceccarelli. Il suo unico torto fu quello di disputare la gara decisiva contro il Campobasso nella stagione 81/82: fu infilato da Canzanese, ma divise le responsabilità della rete con Mariani, lo stopper. In porta abbiamo anche schierato un parente illustre. Enrico Zazzaro, nipote o figlio del mitico Vincenzo Zazzaro campione del Milan ed anche in granata nella seconda metà degli anni settanta. No comment.
La stagione più ricca di ricordi è sicuramente la 78/79. Ben quattro portieri: Ugo Tani, Francesco Anellino, Walter Zenga e Nevio Favaro. Tani era un pazzo scatenato. Ricordiamo una sua inutile uscita a valanga a centrocampo che costò una sconfitta in trasferta. Anellino disputò poche partite: proveniente dalle giovanili del Napoli, non aveva l’esperienza dei suoi concorrenti. Zenga, futuro portiere della nazionale, fra i migliori al mondo, all’epoca aveva solo 18 anni, è stato un grosso onore averlo in squadra. Ha mantenuto un discreto legame con Salerno, continuando a seguire le avventure della squadra e dei compagni. Nevio Favaro, infine. Una carriera distrutta da un certo Dino Zoff, che lo “relegò” sulla panchina bianconera per almeno un lustro. Quell’anno fu forse il migliore dei quattro ma non riuscì ad evitare la disfatta nella finale di Coppa Italia contro il Padova.
[foto di copertina da aforisticamente.com]