Nati al Vestuti

La generosità del popolo dei distinti

Diciamolo subito: dai distinti non si vedeva niente, forse uno dei peggiori settori di tutti i tempi. I gradini, infatti, erano bassissimi. Bastava quindi beccare davanti un tifoso leggermente più alto della media per rovinarsi la domenica. Non parliamo poi delle giornate di pioggia, anche se a dire la verità pure la tribuna non offriva una visuale migliore.

Un leggero miglioramento si ottenne l’anno di Tom Rosati. In previsione di un campionato scoppiettante, furono installati i mitici tubolari Innocenti riuscendo ad ottenere qualche centinaio di posti in più ad un livello più elevato. Ringraziando il cielo, considerata l’instabilità della struttura, non è mai successo niente di grave. A differenza della tribuna, il pubblico era tutto pagante: non esistevano in questo settore entrate di favore. L’assenza di un bar spesso obbligava i presenti a delle vere e proprie prove di resistenza. Unica bevanda regolarmente distribuita il leggendario caffè Borghetti (tutto era tranne che dissetante).

Il sole, inoltre, obbligava i tifosi a munirsi di cappellino con visiera: chi ne era privo era spacciato, nel senso che non solo rischiava l’insolazione ma non riusciva nemmeno a vedere un’azione decentemente. Unica soluzione confezionarsi un cappello stile muratore con il giornale.

Tuttavia esistevano alcuni vantaggi. Per esempio in inverno, con il sole, si evitavano raffreddori, reumatismi e malattie varie di stagione. In caso di tempo nuvoloso si era alla pari dei tribunari dei gradini più bassi, con grossa soddisfazione per il risparmio sul prezzo del biglietto. Infine, nel mese di Giugno, si riusciva ad ottenere una prima forma di abbronzatura senza andare al mare.

Il pubblico dei distinti non era molto corretto. In genere il guardalinee era sempre colpito dai cecchini di questo settore. Le pessime condizioni della struttura fornivano materiali (pietre) molto più convincenti delle normali scarpe assai gradite ai tribunari. E’ bene ricordare però che gli episodi peggiori si sono verificati grazie (si fa per dire) ai tifosi avversari. Ricordiamo fra tutti lo sparo nel corso della gara di Coppa Italia con il Napoli e soprattutto la tentata invasione di campo dei tifosi della Nocerina prima del fischio di inizio.

Il popolo dei distinti era però di un altruismo senza precedenti. Campionato 1981/82. Salernitana-Ternana. Un tale, soprannominato Passarella (il libero della Nazionale Argentina campione del mondo nel 1978 e poi di Fiorentina ed Inter nel campionato italiano), passò tutto il tempo ad urlarmi nelle orecchie inveendo contro i nostri giocatori, in particolare Vulpiani, di cui io ero tifosissimo. Passarella era il doppio di me. Ad un certo punto mi stancai. Calcisticamente parlando sono di un aziendalismo sfacciato: i nostri vanno sempre difesi. Mi girai e gli dissi di abbassare la voce. Lui, impassibile, continuò ad infastidirmi.

Ma quando Di Venere raddoppiò su assist del mio Vulpiani io mi rigirai e gli feci il gestaccio dell’ombrello. A questo punto lui tentò di colpirmi ma il popolo dei distinti di ribellò. “Uè, vavattenn’, uè capa tanta”: fu costretto ad allontanarsi miseramente ed il bene vinse sul male.

La generosità del popolo dei distinti si manifestava anche in un altro modo. Quando le curve erano strapiene, il settore era sempre pronto ad ospitare i tifosi stipati come sardine al punto che qualcuno, al momento di fare il biglietto, valutava anche questa opportunità per risparmiare sul prezzo. A proposito di prezzo: nella stagione 1981/1982 un “distinti” costava 8mila lire. Altri tempi!

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