Gli esordi
La Salernitana partiva ogni anno coi favori del pronostico. In genere, l’avvio era sempre fallimentare, raramente si cominciava bene. Di conseguenza, era necessario rafforzare la squadra nel mercato di riparazione, a Novembre. L’esordio del neoacquisto rappresentava sempre un grosso richiamo per il pubblico, che lentamente aveva già cominciato a disertare gli spalti: se il nuovo giocatore apportava benefici alla squadra, l’entusiasmo si riaccendeva. In caso contrario, la crisi precipitava con la sostituzione dell’allenatore, le dimissioni del presidente ed altro. Vediamo qualche rinforzo famoso.
Quello che è sicuramente entrato nella storia è l’esordio di Totò De Vitis (foto di copertina) nel 1985. La Salernitana arranca in classifica ed il Palermo dell’ex Tom Rosati ci fa un regalo. Cede l’attaccante in rotta di collisione con l’allenatore. In Salernitana-Casarano, il 3 Novembre, dopo 5 minuti di gioco, Totò prende palla sulla destra lato Curva Sud, converge verso il centro, scambia con Santo Perrotta e fa partire un bolide da circa 25 metri di sinistro che si fissa nel “sette” della porta avversaria. Lo stadio esplode come una polveriera. De Vitis continuerà a realizzare reti per tutta la stagione, ma sarà ceduto a fine anno per fare le fortune di Verona e Piacenza, tra serie A e serie B.
Esordio meno fortunato, Domenica 22 Ottobre 1978, quello di Beppe Zandonà e Walter Zenga contro il Campobasso. Zenga, non ancora ventenne, fu impallinato 4 volte. Zandonà mostrò il suo valore, giocando a testa alta, ma gli attaccanti molisani arrivavano da tutte le parti.
Sempre nel corso di quel campionato arrivò un bastimento carico di attaccanti tra i quali La Rosa, Franceschelli e D’Aversa. Giacomo La Rosa è rimasto famoso per un’intervista che Mauro Bellugi rilasciò nel corso di una delle tante trasmissioni sportive. Alla domanda “Chi è stato il centravanti che ti ha messo maggiormente in difficoltà?“, lo stopper della Nazionale anni 70 rispose “Un certo La Rosa, me lo sogno ancora la notte!“. Solidali con Bellugi, anche noi lo ricordiamo sotto forma di incubo.
Stefano D’Aversa si fece notare per le finte sulla fascia destra che ricordavano più un giocoliere che un’ala: palla a terra, faceva un passo in avanti di destro e non partiva, poi con il sinistro, poi con il destro, il pubblico si esaltava e poi… o perdeva la palla o si allungava la palla sul fondo per fallire miseramente il cross al centro.
Paolo Franceschelli, implacabile alcuni anni prima nel Benevento in coppia con Domenico Penzo (protagonista nel Verona 82-83 in A), concluse la stagione con un bottino magrissimo: 4 gol in 22 apparizioni.
Anche Francesco De Falco (87/88) e Bartolomeo Di Michele (86/87) giunsero a campionato iniziato: di De Falco ricordiamo poco o niente, più che altro lo scarso rendimento in rapporto alla fama e alla spesa societaria; di De Michele una mitica intervista sul “Brutto raptus”, che in realtà coglie i tifosi più accaniti al solo pensiero delle numerose occasioni fallite da loro due.
[foto di copertina da Wikipedia]