Nati al Vestuti

Gino Pigozzi

Gino Pigozzi è stato uno dei miei primi idoli. Terzino, ha disputato 215 partite fra il 1967 e il 1974 (l’equivalente di 7 campionati), per poi trasferirsi alla Casertana e alla Nocerina. Ero troppo piccolo quando lui giocava, ma un’azione la ricordo. E si tratta di un suo rarissimo errore. Rimessa dal fondo di Beppe Valsecchi, altro mostro sacro, e Pigozzi nel ripassargli il pallone, con l’esterno del piede, lo butta in calcio d’angolo. All’epoca i difensori fraseggiavano spesso col portiere, perchè questi poteva raccogliere la sfera con le mani.

Di Gino ricordo anche un episodio fuori dal campo. Il ristorante della Salernitana era il mitico “Alt da Paolo” sul Lungomare Trieste, accanto al negozio di tendaggi gestito da mio padre. Facile quindi per lui fare amicizia coi calciatori. All’epoca, non c’erano le pressioni di oggi, gli sponsor, i diritti d’immagine e tutto il resto.

Un bel giorno, ad Avellino fu invitato per un’amichevole nientemeno che il Milan di Rivera. Io ero tifosissimo dei rossoneri ed il buon Gino mi portò al “Partenio”. Non solo ebbi la possibilità di vedere i miei idoli, ma addirittura entrammo negli spogliatoi dalla porta principale, con tutti gli onori. Fu sufficiente esibire il tesserino della Lega Calcio ed improvvisamente mi trovai in mezzo ai campioni.

Ricordo Nereo Rocco, l’ex Pierino Prati, Romeo Benetti. Strinsi la mano a Giulio Zignoli e Villiam Vecchi. E poi l’apoteosi. Circondato dai giornalisti, Gianni Rivera rispondeva alle domande. Io ero al suo fianco senza parole. Ad un certo punto, Pigozzi mi passò una foto del capitano e mi disse: “Fatti fare l’autografo”. Io obbedii, incantato. Piccolo particolare: l’autografò se lo tenne lui, Gino. Ehi, me lo potresti ridare?

[foto di copertina da gazzettadireggio.gelocal.it]

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