Beppe Di Sarno
Non si ferma la nostra “cavalcata” dei ricordi. L’epopea del Vestuti annovera un altro grande protagonista, quel Giuseppe (Beppe) Di Sarno che figurava nella super difesa dell’89-90, stagione magica della promozione.
Domanda banale ma inevitabile: che ricordi hai di quel periodo? Città, pubblico, staff, compagni di squadra…
Ho vissuto a Salerno per quasi 3 anni (88-91), ci vorrebbero parecchie pagine per cercare di rendere l’idea; comunque un’esperienza che ha tracciato solchi di emozioni intense e vere, peccato per le vicissitudini societarie di allora perchè per me sarebbe stata probabilmente una scelta di vita, il mio secondo figlio Mattia infatti venne alla luce al San Leonardo proprio in quegli anni.
A me, che piaceva vivere la città da persona normale, Salerno ha regalato tantissimi amici che condividevano la grande passione per il calcio cittadino in modo non banale. Ancora oggi ho vivo il ricordo del mio ritorno da avversario con la Reggina, l’accoglienza della tifoseria, della società, della città; fu proprio allora che capii quanto era stato ed è grande il legame con questa terra, le radici non mentono mai.
Sei rimasto in contatto con qualcuno?
Dei calciatori di allora condivido una grande amicizia da sempre con Bruno Incarbona: anche se non ci vediamo spesso, per me è come un fratello. Sento ogni tanto Ciro Ferrara e Massimo Battara, ma – ribadisco – ho tanti amici che vivono il calcio in modo sereno.
Ti piaceva il calcio di “allora”?
Mentre rispondo sorrido al pensiero di allora ed al confronto con il mondo di oggi, è fin troppo facile sparlare e giudicare passando per moralisti o populisti, me ne guardo bene, mi sento però di affermare che oggi traspare un po’ meno passione di allora. Devo precisare che il calcio per me oggi è solo un bel ricordo, ho poco tempo per seguirlo e ridacchio nel leggere le solite storielle sui quotidiani.
Un anèddoto del periodo salernitano che ti è rimasto impresso
Tanti veramente tanti, anche perchè c’ero sempre in mezzo o per un motivo o per un altro; molti portavano la firma del “grande” Bruno Carmando, unico nelle sue simpatiche macchiette che rallegravano il gruppo. Per di più un amico vero. Nell’anno in cui vincemmo il campionato di C e fummo promossi in B dopo 25 anni, dopo l’utima partita contro il Taranto una marea umana riempì ogni spazio vitale della città, roba da far accapponare la pelle; non ho mai visto tanta gente in strada tutta in una volta, ricordo che ad un certo punto ci svincolammo dall’abbraccio della folla scappando a piedi per il centro storico.
Una figura e/o un posto del periodo salernitano cui sei particolarmente legato
Ho pensato molto, prima di rispondere, e rileggendo continuamente la domanda mi è sempre apparso davanti agli occhi il sorriso dell’allora presidente Peppino Soglia: ecco, forse la persona adatta è proprio lui, con il suo sorriso battagliero, per raffigurare la Salernitana di allora.
Finito l’allenamento o le partite, mi sentivo a mio agio circondato da persone “normali”; un carissimo posto che per me risultava rilassante e ritemprante era la torrefazione Di Masi: l’amicizia che mi veniva offerta da quella famiglia sapeva di vero, di disinteressato, da me è sempre stata molto apprezzata. Un grazie di cuore attraverso il vostro portale.
Un ricordo particolare del compianto Agostino Di Bartolomei
Tra persone sensibili ci si capiva senza proferir parola, anche perchè strappargliene qualcuna di troppo era molto arduo. Ho sempre avvertito una grande tristezza in quei lunghi silenzi ma il ricordo più bello è vederlo ridere con le lacrime dopo un mio scherzo in ritiro a Trani prima di una partita. Ciao Ago.
Come sei arrivato alla Salernitana?
Lo zampino lo mise Incarbona (con lui giocavo a Barletta in B), che mi corteggiò talmente tanto che vivevo Salerno anche a 300 km di distanza. In realtà venivo da una salvezza strappata all’ultima giornata ed un infortunio al ginocchio ed avevo gran voglia di giocare e vincere: Salerno per me rappresentava un ritorno ad una mentalità che riconosco ancor oggi, quella appassionatamente vincente.
Dopo Salerno, dove ti ha portato la carriera?
Ho atteso fino all’ultimo giorno di mercato sperando che si mettese in piedi la società e così di rimanere a Salerno, ma la richiesta arrivò tardi ed a malincuore andai a Reggio Calabria. Lì, purtroppo, una serie di vicissitudini anche familiari mi portarono dopo 2 anni ad abbandonare il calcio professionistico per stare vicino ai miei primi 2 figli.
Cosa fai adesso?
Dopo aver smesso di vincere campionati nelle serie minori, ho insegato in alcune scuole per giovani calciatori ed ho allenato 4 anni in Promozione, poi impegni professionali non più compatibili mi hanno dirottato a fare il papà la domenica per la gioia dei miei 4 figli. Da ormai 15 anni faccio il consulente finaziario per un noto gruppo bancario/assicurativo nazionale.
Dopo il tuo addio, hai seguito le vicende della Salernitana?
Ho seguito la Salernitana per un po’, poi la lontananza ed i numerosi impegni mi hanno staccato. Oggi qualche eco lontana mi aggiorna sulla situazione attuale ma ogni settimana l’occhio casca sempre sui risultati: il cuore comanda! Un saluto ed un abbraccio a tutti, e grazie.
[foto di copertina da Wikipedia]